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Del parlare e del ritrovarsi.

Oggi ho ricevuto un messaggio meraviglioso, di quelli che ti scaldano il cuore in una giornata un po’ storta.

Una giovane donna (ehi, se mi stai leggendo, ancora grazie di cuore!) che  era passata ad ascoltare questa mamma di Nina un po’ scalcagnata durante una presentazione, mi ha scritto (cito testualmente) “…da quel momento io e il mio compagno abbiamo iniziato a parlare tanto dell’essere genitori senza figli, cosa che non abbiamo mai fatto, e devo dire che mi è di grande aiuto”.

Ricordo benissimo che durante la presentazione si era parlato dell’importanza del comunicare, del non perdersi di vista durante i periodi bui che popolano il percorso di fecondazione assistita.

La comunicazione, così  importante e così difficile in situazioni di vita normale, figuriamoci in situazioni  molto delicate e fragili.

Sono profondamente convinta che il parlare, il confrontarsi sia fondamentale e impedisca la costruzione di muri invisibili difficilissimi poi da abbattere.

Ma non credete che sia stato facile per me arrivare a questa convinzione, anzi.

Ho vissuto anch’io periodi laceranti di grandi silenzi, di parole non dette o dette male, di fraintendimenti che l’anima ferita amplificava come un Marshall d’annata.

Quei periodi nei quali l’emotività sovrastava la razionalità e tutto era maledettamente difficile.

E allora il parlare, l’aprirsi, l’ascoltarsi e il guardarsi negli occhi è diventato prioritario, vitale.

Io sono un’accesa sostenitrice delle parole e del loro potere immenso. 

Nel mio caso, sia le parole dette che le parole scritte hanno avuto il potere di portare via piano la frustrazione, la rabbia, hanno avuto il potere di riuscire a condividere un dolore troppo grande da portare da soli.

Pensateci, avvicinatevi, parlatevi.

Fatelo per voi, fatelo perché vi volete bene, e non solo perchè volete bene a lui o a lei.

I benefici saranno immensi.

Foto di Nicole De Khors per Burst

2 commenti

  • Lella Cornacchia

    “Le persone non fanno i viaggi. Sono i viaggi che fanno le persone.”
    Ecco partirei da qui …. Questo è il sottotitolo di un libro il cui titolo è “Diario di viaggio”. È un viaggio diverso dal tuo, Caterina, eppure per certi versi simile.
    È la storia di una mancata maternità e paternità che sfocerà nella decisione di adottare un figlio. Destinazione Ucraina. Per dare notizie a coloro, familiari e amici, che li sostengono, la coppia apre un blog che diventa “una virtuale nube d’amore” (70.000 contatti!!!). Da quel blog è nato un libro che è il racconto di quel viaggio e dell’amore che, da lì, si è generato non solo all’interno di quella famiglia, ma all’interno di una comunità virtuale e non. Stupefacente!
    Sono scelte diverse, naturalmente, ma mi colpisce che nella tua introduzione si legga, alla prima riga: “Perché poi alla fine è solo un viaggio”.
    Quindi anche tu parli di viaggio e credo che uno dei messaggi del tuo libro (come quello di P. e M., il cui blog esiste ancora, a distanza di anni) sia un po’ questo: qualunque esperienza, gioiosa o dolorosa che sia, può rappresentare un percorso di crescita, un cammino verso l’autoconsapevolezza se solo si ha la capacità di prendersi in mano, guardarsi dentro e continuare a vivere volendosi bene.
    Nel tuo libro mi sono parzialmente ritrovata. Dico parzialmente perché la mia storia di donna e mamma è inizialmente simile alla tua, poi ha avuto una diversa evoluzione. Ho ritrovato nelle tue parole le mie sofferenze e “l’emotività sconnessa” di cui parli. Sono tuttavia consapevole che se oggi sono una donna forte, lo devo anche a quegli anni bui.
    Avete fatto bene a raccontare la vostra storia (tu e loro, la coppia di cui sopra …) perché, oltre ad essere terapeutico, un libro è un dono e, come tale, genera amore!
    Grazie!
    Lella

    • Caterina

      Grazie a te, Lella.
      Sai, credo fermamente che la vita di tutti noi sia metaforicamente e forse retoricamente un viaggio.
      Un viaggio durante il quali affronterai venti, piogge, uragani ma anche un viaggio che ti farà godere splendide albe e romantici tramonti.
      Starà poi a te quali esperienze tenere nel cuore più a lungo e quali dimenticare.
      È una crescita continua, faticosa ma anche stupefacente e l’amore fra e delle persone gioca un ruolo fondamentale a mio avviso.
      Andrò in cerca di quel blog, mi hai incuriosita…
      Grazie per aver letto di Nina e per essere entrata in questo blog appena iniziato, sono felice che un po’ ti sia ritrovata fra quelle pagine.
      Torna quando vuoi, sarai sempre la benvenuta.

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